Richard, il mio istruttore dell’L-39 Albatross era di ritorno da un suo volo privato con un business jet mi aspettava all’aeroporto di Atlanta e mi ha ospitato in casa. 

Il giorno dopo c’è stato il primo incontro con il velivolo. Abbiamo fatto un volo di prova, per familiarizzare con i comandi e fare i controlli approfonditi del mezzo. Non si parte con qualcosa al 50%; si parte con il 100% delle condizioni, in modo che se diventa il 50% a metà strada, magari puoi ancora arrivare a destinazione. 

Vi faccio un esempio. I GPS di bordo che sono le unità che hanno tutto il database di navigazione, hanno un'area di copertura che va dagli Stati Uniti fino alla Groenlandia, ma non hanno abbastanza capienza per contenere tutta la tratta. Quindi io ho scoperto che quando eravamo in Alabama non avevamo sufficiente spazio nelle carte. Per avere il resto della tratta, che è essenziale, la notte prima della partenza abbiamo dovuto inventarci di “prendere in prestito” una carta da un altro aeroplano che era parcheggiato nell'hangar. Poi gliele abbiamo anche pagate, eh! Però dovevamo prenderle, altrimenti sarei rimasto bloccato in Groenlandia. 

Anche questo inconveniente con le mappe lo confermano: per organizzare una trasvolata atlantica ci vogliono tre mesi. Perché? Perché se hai tutto questo tempo hai modo di completare la tua check list, di spuntare ogni cosa che prepari. Se non lo fai, i contrattempi si moltiplicano, e se ti va bene, ti capitano quando te ne accorgi, prima che diventino delle emergenze.

 

Risolti tutti i problemi, fatti un paio di voli con Richard per rimettermi in sesto, ho fatto un volo in solitaria, per prepararmi alle tratte più difficili. Il giorno dopo siamo partiti per la prima tappa. Quindi siamo andati dalla dall'Alabama fino a Pittsburgh e da lì, fino a Québec City, dove ho proseguito da solo.

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